lunedì 26 settembre 2011

La Lancia è morta? Mi sa di si..

Odio la Lancia nuova. La odio perchè sembra che voglia dimenticarsi del suo passato quasi fosse stato vergognoso. Come se un pilota di formula uno avesse vinto più di tutti ma nella vecchiaia voglia dimenticarsene quasi se per conquistare quei titoli avesse dovuto uccidere qualcuno. La Lancia ha avuto il coraggio di chiamare quella Fiat Bravo con i fanali luccicanti Delta. E io questo non lo accetto. La Lancia era liberissima di farla quella macchina, qualche commesso viaggiatore con troppa autostima l'avrebbe comprata credendo di avere l'alternativa italiana alla Audi A3, ma ha commesso l'errore di chiamarla Delta. Ed è come dire di uscire con Cristina Chiabotto quando invece esci solo con una sua omonima, che è pure racchia.
Poi nel 2006 la Lancia mi aveva fatto ben sperare: era stata presentata la Lancia Fulvia Concept, tra la sorpresa e l'ammirazione generale, destando un consenso unanime tra tutti gli operatori del settore. La cosa bella è che non è una concept statica, sfoggio di puro design, ma funzionava,e anche bene. Insomma era studiata e pronta già per viaggiare per strada. Ed era bellissima. Gli esterni non lasciano nulla al caso, risultato di ore di sapiente lavoro, gli interni raffinati ed eleganti come una vera Lancia sa essere, eppure… eppure… Eppure, anche se dalla sua prima apparizione la Nuova Fulvia Coupè sembra possedere tutte le carte in regola per rinverdire un successo di lontana memoria, nubi nere si addensano su di essa, nonostante luccichi di luce propria. Il suo futuro non è certo, anzi sembra abortita prima di nascere, le difficoltà e le incertezze del marchio hanno indotto il management a fare un passo indietro. Nessuna notizia sicura, certo, ma nemmeno una secca smentita e questo è più preoccupante.
Non dimentichiamoci del progetto di Pininfarina sulla nuova stratos. La parola spettacolare non rende giustizia.
A questo punto penso che la Lancia sia definitivamente morta.

"In molti ci hanno provato, ma nessuno è come la Lancia" C. Fiorio.




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